Enrico Paulucci delle Roncole
Genova, 1901 - Torino, 1999

Nasce in una importante famiglia di origine emiliana. Il padre, attendente militare di Umberto I di Savoia, si trasferisce nel 1912 a Torino con tutta la famiglia. Qui Paulucci consegue due lauree, in Scienze economiche e in Legge. La passione per la pittura diventa manifesta nel 1923 quando espone per la prima volta alla Quadriennale di Torino. Nei tre anni successivi partecipa alle mostre della Promotrice della città. Aderisce al gruppo futurista torinese e nel 1926 espone alla Mostra Futurista presso l’Associazione della Stampa. L’interesse dell’artista, tuttavia, si concentra ben presto sul paesaggio; alla Società Fontanesi presenta nello stesso 1926 delle piccole vedute, caratterizzate da una certa complessità strutturale e da una intensa varietà cromatica. Anche la natura morta cattura l’interesse del pittore che mostra nelle sue opere l’adesione a stilemi casoratiani. è proprio in questo periodo, infatti, che Paulucci frequenta l’ambiente artistico più vivace e disinvolto di Torino, stringendo amicizia con Felice Casorati, Gigi Chessa e Carlo Levi.
Nel 1928 si trasferisce con Francesco Menzio a Parigi; qui ha modo di conoscere le recenti produzioni di Picasso, Braque, Matisse e Dufy.
Tornato in Italia, grazie a Lionello Venturi si unisce a Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi e Francesco Menzio ed espone con il Gruppo dei Sei Pittori ad una serie di mostre: nel 1929 alla Sala d’Arte Guglielmi di Torino, al Circolo della Stampa di Genova, alla Galleria Bardi di Milano; nel 1930 ancora alla Galleria Guglielmi di Torino, alla Galleria d’Arte di Roma, alla Bloomsbury Gallery di Londra; nel 1931 alla Galleria d’Arte di Roma e alla Galerie de la Jeune Europe di Parigi. Nel 1930 partecipa anche alla Biennale di Venezia.
Gli anni Trenta sono segnati da una frenetica attività espositiva. A Malta nel 1932 Paulucci partecipa alla Mostra del Paesaggio Maltese; prende parte a svariate collettive ed ottiene sezioni personali alla Quadriennale romana del 1935 e alla Biennale di Venezia del 1938. Esposizioni private vengono organizzate nel 1933 alla Galleria della Nazione di Firenze, nel 1936 al Salone della Stampa di Torino, nel 1937 alla Galleria Genova di Genova, nel 1938 alla Galleria della Cometa di Roma (con presentazione di Alberto Moravia), nel 1941 alla Galleria del Milione di Milano.
L’amicizia con Felice Casorati sfocia in un felice sodalizio artistico; lo studio di Casorati in via Barolo diventa ben presto lo studio Casorati-Paulucci e qui, nel 1934, si tiene la prima Mostra degli Astrattisti Italiani. I due pittori svolgono un’intensa attività di promozione culturale, organizzando mostre presso la Galleria della Zecca e al Centro delle Arti.
Nel 1939 l’artista ottiene la cattedra di Pittura all’Accademia Albertina di Torino; grazie alla sua formazione “europea” (in compagnia di Levi, Moravia e Rosselli soggiorna più volte a Londra e a Parigi), Paulucci riesce a rinnovare gli schemi didattici dell’Accademia, ampliandone l’orizzonte culturale. I bombardamenti del secondo conflitto mondiale distruggono il suo studio; l’artista si trasferisce a Rapallo e qui si dedica alla pittura di paesaggio chiaramente ispirata alla maniera di Cèzanne. Al termine della guerra, la pittura di Paulucci prende una direzione completamente diversa, allineandosi alle poetiche neopicassiane degli astratti-concreti. Del 1947 è la personale alla Galleria della Spiga di Milano (con presentazione di Argan), del 1951 è quella alla Galleria della Bussola di Torino in cui espone la serie Barche. Nel 1954 ottiene una intera sala alla Biennale di Venezia.
Negli anni Sessanta lo stile pittorico di Paulucci subisce una nuova deviazione di rotta e torna ad avvalersi di un linguaggio figurativo. Ottiene la medaglia d’oro per i benemeriti della Cultura e dell’Arte dal Presidente della Repubblica; riceve la nomina a membro dell’Accademia di San Luca a Roma e dell’Accademia Clementina di Bologna. Nel 1955 è direttore dell’Accademia Albertina di Torino e nel 1973 ne sarà presidente. Negli anni Cinquanta Paulucci si dedica anche alla litografia e alla scenografia cinematografica e teatrale. Continuerà a dipingere fino all’estrema vecchiaia.
S.P.


48 - Partita internazionale, 1940
Tempera e tecnica mista su carta, cm 50x70
Studio Paulucci, Torino


Esposizioni


Bibliografia


Appunti allo Stadio